LODO ALFANO: DICHIARATO INCOSTITUZIONALE
LA CERTEZZA DEL DIRITTO PASSA DALLA
CORTE COSTITUZIONALE.
Il Lodo Alfano è illegittimo. Così si sono pronunciati i 15 giudici della Corte Costituzionale. La legge che sospende i processi delle quattro più alte cariche dello Stato (i presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera e del Consiglio) è stata bocciata dalla Consulta per violazione dell’articolo 138 della Costituzione, vale a dire l’obbligo di far ricorso a una legge costituzionale e non ordinaria, e dell’articolo 3, ovvero il principio di uguaglianza. La decisione è stata presa a maggioranza (9 giudici contro 6) e avrà come effetto immediato la riapertura di due processi a carico del premier Silvio Berlusconi: per corruzione in atti giudiziari dell’avvocato David Mills e per reati societari nella compravendita di diritti tv Mediaset. La Corte Costituzionale, chiamata a decidere sulla legittimità costituzionale del provvedimento varato dal Parlamento a luglio 2008, ha accolto i rilievi mossi dai giudici milanesi impegnati nei processi Mediaset-diritti tv e caso Mills che vedono imputato Berlusconi. La Consulta ha invece dichiarato «inammissibili le questioni di legittimità costituzionale della stessa disposizione proposte dal gip del Tribunale di Roma». Un ricorso sollevato nell’ambito dell’inchiesta della Procura capitolina sulla presunta compravendita di senatori eletti all’estero nella passata legislatura, all’epoca del governo Prodi: i pm romani avevano chiesto l’archiviazione delle accuse per il presidente del Consiglio, mentre secondo il gip il lodo Alfano va applicato anche nella fase delle indagini preliminari. Da qui la decisione del giudice Orlando Villoni di trasmettere il fascicolo alla Consulta. A sera, nella concitata giornata che vede la Consulta bocciare il lodo Alfano, lo scontro tra Quirinale e premier è oramai conclamato. Durissimo. Tanto che il Colle, dopo aver fatto trapelare il “rispetto” con cui va accolta la decisione della Corte Costituzionale, sceglie la via della nota ufficiale. Parole che non lasciano dubbi sullo sconcerto, la preoccupazione e anche l’irritazione che le affermazioni del premier Silvio Berlusconi hanno provocato nel presidente della Repubblica. Berlusconi, dopo la notizia della bocciatura del lodo Alfano che per lui avrebbe rappresentato lo ‘scudo’ dai processi, è un fiume in piena. Sostiene che non gli interessano le espressioni di Napolitano sul rispetto che si deve alla Costituzione perchè lui si sente “preso in giro”.Rilancia: “Queste cose qua mi caricano, agli italiani li caricano. Viva gli italiani, viva Berlusconi”. E poi va oltre: “Il capo dello Stato – dice il premier ai giornalisti – sapete voi da che parte sta. Abbiamo giudici della Corte costituzionale eletti da tre capi dello Stato di sinistra, che fanno della Corte costituzionale non un organo di garanzia ma politico”. E’ la goccia che fa traboccare il vaso e Napolitano, deciso fino al tardo pomeriggio a mantere un low profile nell’interesse del clima di normalità di cui il paese ha bisogno, decide di chiarire. Fino a questo momento il presidente era stato attentissimo nel tentativo di non farsi coinvolgere nella diatriba politica. Dagli ambienti del Quirinale era filtrata solo la considerazione, tesa a spegnere le tensioni, che esclusivamente alla Consulta spetta il giudizio di costituzionalità delle leggi. Ma quella di Berlusconi rappresenta un’accusa troppo pesante per un presidente che, eletto dal solo centrosinistra, ha messo al centro del suo mandato l’imperativo categorico di essere il garante di tutti, il ‘guardiano’ della Costituzione. La nota del Quirinale è asciutta e compostissima ma implacabile nel ribadire alcuni punti fermi: “Tutti sanno – spiega – da che parte sta il Presidente della Repubblica. Sta dalla parte della Costituzione, esercitando le sue funzioni con assoluta imparzialità e in uno spirito di leale collaborazione istituzionale”. Sarà difficile, anche per chi è abituato a esercitare la funzione di pontiere come il sottosegretario Gianni Letta, ricucire uno strappo simile.
I commenti sul web si sono subito scatenati ma ciò che ci preme evidenziare è che la Corte Costituzionale ha sancito che il principio della certezza del diritto in Italia non è morto!
Dopo la decisione sul lodo MONDADORI (con condanna della FININVEST al risarcimento di 750 milioni di euro a favore di CIR spa) un altra decisione, a distanza di pochi giorni, demolisce il c.d. lodo ALFANO che garantiva l’impunità al Presidente del Consiglio dei Ministri.
I commenti sono essenzialmente politici, alla decisione della Consulta, ma i cultori del Diritto Costituzionale e gli operatori del diritto guardano la sentenza con occhi diversi e dal punto di vista tecnico-giuridico. La decisione non impone al Premier di dimettersi (per come dichiarato, in queste ore, dall’ex Presidente della Corte BALDASSARRE) ma gli impone (in ottemperanza al principio di uguaglianza) di sottoporsi ai processi in corso. Le motivazioni della Corte non sono state depositate e ragionevolmente si può anticipare che la violazione dell’art. 03 Cost. non riguarda tutti i cittadini bensì i soli Ministri della Repubblica. In altri termini, com’è noto, il Presidente del Consiglio è PRIMUS INTER PARES e non il PRIMO e quindi l’immunità andava estesa anche ai Ministri. Tale ragionamento, se confermato, riduce la portata democratica della decisione della Consulta che, in ogni caso, segna un punto decisivo a favore del tessuto democratico del nostro Paese. Di questi tempi bisogna accontentarsi e la purezza del diritto può essere contaminata da decisioni metagiuridiche! In ogni caso la Consulta, avendo i suoi componenti deciso a maggioranza secondo la loro coscienza ed il loro sapere giuridico, ha fatto comprendere a Silvio BERLUSCONI che in questo Paese il denaro non è tutto così come il potere. Ci si augura che ciò lo capiscano quelle nuove generazioni cresciute sotto falsi esempi, falsi miti e, soprattutto, cattivi maestri! Oggi in Italia il principio della certezza del diritto è stato riabilitato agli occhi di chi, come noi e tanti altri, in questi anni hanno lottato per uno spirito libero e pronti – nei tempi che si diceva “RESISTERE” – ad emigrare in quel di PARIGI ! Il Convegno tenutosi in data 21 marzo 2009, presso la Sala del Consiglio del Comune di Catanzaro, sui padri della Costituente aveva affrontato il delicato tema dell’equilibrio fra i poteri dello Stato. Argomento oggi più che mai, dopo la decisione in commento, di estrema attualità!
Quali, adesso, gli scenari?
Dopo la dichiarazione d’illegittimità totale del “Lodo” la strada che si presenta al Governo è tutta in salita: l’articolo 138 della Costituzione prevede un iter aggravato per le leggi costituzionali. Il nuovo disegno di legge richiederebbe una doppia lettura da parte di ciascuna Camera in un intervallo di tempo non inferiore a tre mesi dalla precedente deliberazione. Mentre per le prime due deliberazioni si applica la maggioranza semplice, per le altre due (seconde) è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti. La legge così approvata può ancora essere sottoposta a referendum popolare se entro tre mesi dalla pubblicazione in “Gazzetta” cinquecentomila elettori o cinque consigli regionali o un quinto dei componenti di ciascuna Camera ne facciano domanda. Tuttavia, non è possibile attivare questo ulteriore filtro decisionale se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti. Già cinque anni fa i Giudici delle leggi bocciarono la norma stoppa-processi per i vertici delle istituzioni (il cosiddetto “Lodo Schifani”) con la sentenza 24/2004.
Le norme della Costituzione sono state rispettate e chi aveva cercato di demolirle oggi deve registrare una sonora sconfitta. Quando si toccano le regole il sistema sano si ribella e si ristabilisce la Giustizia!
Un Grazie ai Giudici della Corte per la loro decisione che, ironia della sorte, non rispetta il c.d. “patto generazionale” in quanto gli effetti della sentenza ricadranno beneficamente sulle future generazioni, oltre che sulla nostra.
La democrazia nel nostro Paese è salva!
(Avv. Luigi CIAMBRONE)
-Presidente Nazionale dell’Associazione FORO LIBERO-